Caos orchestrato
Cosa accomuna Huawei e BYD? Più di quanto pensiamo.
A prima vista, il mercato automobilistico cinese sembra attraversare una fase di turbolenza estrema: i prezzi crollano, i margini si assottigliano, le aziende si moltiplicano e si fanno concorrenza feroce fino quasi a divorarsi. Sembra una corsa suicida verso il basso. Ma chi osserva con attenzione, e con memoria, riconosce un disegno molto chiaro. Un piano industriale articolato, portato avanti con determinazione e coerenza.
L’articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore da Alberto Annicchiarico fotografa bene questa dinamica: ciò che appare come instabilità è in realtà un processo di selezione strategica. Una selezione darwiniana incentivata, voluta e sostenuta dallo Stato. Il fine non è mantenere in vita un mercato fragile, ma consolidarlo, eliminare i soggetti più deboli e trasformare i sopravvissuti in campioni nazionali pronti a imporsi a livello globale.
Chi ha seguito l’evoluzione dell’industria della telefonia in Cina negli ultimi quindici anni non può che riconoscere una matrice comune. Anche in quel caso abbiamo assistito a una moltiplicazione incontrollata di produttori locali, all’emergere di brand sconosciuti e a una guerra sul prezzo che sembrava non avere senso. Eppure, in pochi anni, quel caos ha prodotto una generazione di aziende solide, integrate verticalmente, capaci di innovare velocemente e di espandersi nei mercati esteri. Brand come Huawei, Xiaomi, Oppo o Vivo non sono il frutto del caso, ma il risultato di un sistema che ha saputo gestire il caos come terreno fertile per la selezione e la crescita.
Ora la stessa logica si sta applicando all’automotive. Le dinamiche sono quasi speculari. Prezzi al ribasso, margini compressi, decine di produttori in competizione interna, una rete infrastrutturale che si espande con la Belt and Road Initiative, un sistema bancario pronto a intervenire quando serve, e un apparato statale che, pur lasciando spazio alla selezione, è pronto a sostenere i player considerati strategici.
BYD, oggi uno dei leader mondiali dell’auto elettrica, non è un’anomalia. È l’esempio più visibile di come la Cina stia progettando la propria supremazia industriale con metodo e visione. E non è la sola. Chery, Saic Motor (con il brand MG), Nio, Li Auto, sono tutte realtà che stanno seguendo una traiettoria simile: prima l’assestamento interno, poi l’espansione esterna. La velocità con cui riescono a portare un’idea sul mercato – mediamente la metà del tempo rispetto agli OEM occidentali – non è frutto di improvvisazione. È il risultato di una struttura produttiva, decisionale e logistica disegnata per l’efficienza.
Tutto questo impone una riflessione sul ruolo del design industriale in un contesto globale sempre più guidato da strategie sistemiche, integrate e multilivello. Non basta più pensare alla forma o alla funzione del singolo prodotto. Oggi progettare significa confrontarsi con le condizioni di produzione, con i vincoli normativi, con i tempi di immissione sul mercato, ma anche – e soprattutto – con le logiche che governano l’industria su scala continentale e geopolitica.
La velocità decisionale, l’efficienza della supply chain, la coerenza tra visione industriale e investimento tecnologico non sono elementi accessori: sono parte integrante del successo di un progetto. E richiedono un approccio progettuale più consapevole, capace di andare oltre i confini tradizionali della disciplina.
Non si tratta di rinunciare al design come atto creativo, ma di riconoscerne la responsabilità sistemica. In un mondo in cui anche l’apparente disordine può essere il risultato di una regia strategica, serve ripensare le nostre categorie operative e aprire nuove connessioni tra design, industria e visione di lungo periodo.
Link all’articolo citato: Auto cinesi: il caos apparente dei prezzi nasconde un piano – Il Sole 24 Ore - https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2025/06/20/auto-cinesi-caos-apparente-piano/